Little big city and the tram

Ci sono delle cose che mi mancheranno di Oslo. Cose a cui non avrei mai pensato. Come le sue strade larghe, i suoi giardini ordinati, i suoi colori tenui. Mi mancheranno il suo stile e la sua comodità, e alcuni dei suoi angoli più o meno conosciuti, come i palazzi dell’università in centro e i boschi di Bygdøya.
Una cosa che mi mancherà più del resto, credo, saranno i tram. Un mezzo di trasporto pulito e silenzioso, che scivola nella grande città, la unisce e la caratterizza. I tram hanno visto crescere questa città, da quando ancora portava il nome Christiania, e l’hanno accompagnata negli ultimi cento anni, fedeli.
Hanno accompagnato anche me in questi dieci mesi, mi hanno portato ovunque in fretta e senza fatica. Mi hanno accompagnato al lavoro e nelle mie esplorazioni, nonostante la neve, la pioggia o il ghiaccio. I loro vagoni sono caldi e protettivi d’inverno ma freschi e rilassanti d’estate, e dai loro finestrini si può godere la vista di una Oslo che nessun altro conosce, perché scivolano su tracce segnate solo per loro, solo a loro accessibili.
E la popolazione dei tram! Cambia con il cambiare delle zone della città, il tram si riempie e si svuota a seconda delle ore della giornata e del giorno della settimana. Come la popolazione dei treni ma in una versione cittadina, più moderata e discreta, ci sono personaggi strani e sorprendenti, conversazioni buffe e opportunità di conoscenze. Condividere cinque, dieci minuti della propria vita con degli estranei è un tipo di vicinanza innocuo e non impegnativo che tutti sono disposti a concedersi.
Perché nel ventre di un tram di Oslo ci si sente davvero tutti abitanti e cittadini di questa piccola grande capitale.

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